Monica Vitti 90 anni: le celebrazioni a Torino per il compleanno

2021-11-04 03:33:23 By : Ms. Sally Kang

Incarnazione vivente dell'epoca d'oro del cinema italiano, bifronte come le grandi attrici: è volto, voce e carisma ineguagliabili

Di Monica si sa quello che si vede dai suoi film. Poche interviste, oggi nessuna, Monica Vitti rimane ancora l'eterna ragazza del cinema con l'età indefinibile, un'inflessione espressione del tormento e la grande vena comica al fianco di Mastroianni e Sordi. L'abbiamo incontrata l'ultima volta in veste di protagonista di un romanzo, E siccome lei, di Eleonora Marangoni , dove ogni capitolo si anima grazie ad uno dei suoi grandi personaggi, la musa incomunicabile, Teresa la ladra o la popolana Adelaide, per ricostruire altrettante variabili esistenze femminili. Monica è apparsa in pubblico l'ultima volta nel 2002, oggi compie 90 anni e noi andiamo a cercarne frame inediti sul web, ma troviamo poco o nulla, e allora andiamo a ritrovarla nei suoi luoghi più cari, che sono i film, che non erano lavoro, ma vita. Vitti, nel documentario Mille e una Monica di Sandro Lai e Daniele Piccioni, si dannava l'anima, sui suoi personaggi, ne curava ogni sfumatura, dallo sguardo, "sempre in su o sempre in giù", al timbro della voce, alle movenze , ai tic, e lo faceva armata di quell'intelligenza tagliente che ti teneva incollato ad ogni sua sillaba. Aveva un'attrazione per i lati oscuri dell'animo umano, l'aveva fin da ragazzina, quando a soli 14 anni, leggendo La Nemica di Dario Niccomedi - arrivata alla parte in cui un soldato comunica alla madre di due ragazzi che uno dei due è morto in guerra e lei risponde "quale"- decide che quel ruolo deve essere suo. "Perché per me quel "quale" era di un'importanza colossale".

ridicolo, tuttavia, ridurla a cosa soltanto, perché Monica Vitti è uno di quei nomi che i più giovani riconoscere i anche cinefili per il suo memorabile sodalizio con Michelangelo Antonioni negli '60, gli spettatori per la spettacolare intesa con Alberto Sordi nel cuore della migliore stagione della commedia italiana. Oggi che, prigioniera di una malattia che ha guastato quella mente eccezionale, compie 90 anni, il Distretto Cinema la festeggia e la celebra, con la collaborazione, fra gli altri, di Museo Nazionale del Cinema e Polo del '900. Così, il 3 novembre, a Torino ci sarà "Noi Vitti siamo fatti così", un "evento nazionale che — commenta il direttore di Distretto Cinema nonché ideatore dei festeggiamenti Fulvio Paganin — l'attrice merita più di ogni altra in quanto una delle figure più importanti della storia del nostro cinema; in termini di bravura certo, ma soprattutto di eclettismo e versatilità". Alla Mole Antonelliana saranno, poi, esposti alcuni scatti di Angelo Frontoni "realizzati — anticipa il direttore del Museo Domenico De Gaetano — tra gli anni Sessanta e Settanta, e che saranno posizionati intorno a un grande ritratto centrale che rimanda al volto iconico dell'attrice ". Sì, perché Monica è l'incarnazione vivente dell'epoca d'oro del cinema italiano: bifronte come le grandi attrici: volto, voce, carisma che nessun'altra ha ripetere.

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Monica Vitti, che si vergognava delle lentiggini e non voleva spogliarsi davanti alla telecamera, perché farlo "è una bella cosa, e allora la voglio tenere per me" (ma pure perché, racconta sempre nel documentario, appena ci provava diventava paonazza), è stata una delle attrici più sensuali della storia del cinema, e quando la pensi non si capisce mai se arriva prima quel volto mozzafiato, da imperatrice egizia, o la voce, roca, materica. Arrivano insieme, come insieme, per lei, narrano vita e cinema, come spiega nel documentario Vitti d'arte, Vitti d'amore di Fabrizio Corallo presentato alla Festa del Cinema di Roma 2021: "ogni cosa che io vivo è qualcosa che utilizzo. È tutto mescolato: mestiere e vita. È un tutt'uno". Regina della commedia, Monica ha imporsi sulla scena maschile facendo ridere con donne popolari, aristocratico, volitive, fragili, o, come le piaceva dire, nevrotiche. La cappa della donna misteriosa e algida non ha mai fatto per lei, proprio come l'immagine di star distante e inconoscibile. Negli anni Sessanta decide, per questo, di dare un taglio alla sua immagine più consolidata e abbracciare l'idea della grazie a Mario Monicelli che vuole protagonista de La ragazza con la pistola. Il successo è popolare, immediato, contagioso. In pieno '68, l'emancipazione della timida siciliana Assunta Patané che insegue fino in Inghilterra l'uomo che l'ha disonorata (Carlo Giuffrè) per poi capire che si può essere libere e onorate anche senza passare per il delitto d'onore, fa rumore e il regista estrae dalla Vitti un talento e inatteso che presto le permetterà di battersi da pari a pari con i colonnelli della commedia all'italiana. Unica donna vincente con le loro stesse armi e inalterata femminilità in un mondo di maschi più o meno misogini, Monica Vitti domina nel cinema italiano degli anni '70, e trionfa in sodalizio con Alberto Sordi, di cui ammirava follemente "il senso di abnegazione" .

A inizio anni Ottanta convince il marito, il fotografo Roberto Russo, a dedicarsi alla regia, e fianco a fianco a fianco collabora a Flirt, che fa vincere il premio come migliore attrice a Berlino nel 1983. Insieme al Leone d'oro alla carriera che nel 1995 le viene dato da Gillo Pontecorvo alla Mostra di Venezia, è uno dei suoi maggiori riconoscimenti internazionali, che affianca i 5 David, 12 Globi d'oro ei 3 Nastri d'argento guadagnati in patria. Mai sazia di sfide, negli anni Novanta due libri autobiografici, firma la sua unica regia (Scandalo segreto del 1990), porta in teatro la grande commedia americana da La strana coppia a Prima pagina. E il perché di questa impossibilità a stare ferma, lo ha spiegato lucidamente, lei stessa: "Raccontando altre storie, allontanavo un po' la mia perché in fondo non ero a mio agio. Mi sembrava che rappresentarmi mi dava la possibilità di vivere più vite ".