Battaglia sul ritorno di nucleare e trivelle in Europa. I Verdi: «Il parlamento Ue blocchi questa follia»- Corriere.it

2022-10-14 23:22:08 By : Ms. Alisa Xiong

L’esempio di come uscire dalla porta e rientrare dalla finestra. Così sarebbe opportuno riassumere la vicenda che vede come protagoniste le centrali a gas e quelle nucleari, tornate in queste ore al centro di un acceso dibattito in tutta Europa. A scoperchiare il vaso di Pandora, riattizzando la polemica tra favorevoli e contrari all’atomo ed alle trivellazioni, è stata la stessa Commissione Ue. Tramite la pubblicazione della bozza di un atto delegato di “tassonomia energetica”, Bruxelles ha reso cioè noto – lo scorso sabato – di voler considerare gas comunitario e nucleare utili alla transizione green (sebbene con alcuni limiti). I Paesi membri dell’Unione avranno tempo fino al 12 gennaio per dire la loro. Poi il dado, in barba ad ogni eventuale referendum abrogativo, sarà tratto.

La dichiarazione della Commissione Ue nella bozza sulla ‘tassonomia energetica’ divide i Paesi membri. Che hanno tempo fino al 12 gennaio per esprimersi in merito. L’azione di lobby della Francia per sdoganare i suoi super reattori. L’asse del no di Germania, Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna. E la situazione (confusa) in Italia

A Roma, la notizia non è stata una doccia fredda. Del resto, il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani non ha mai celato il suo pensiero. «Io non sono d’accordo – aveva puntualizzato lo scorso autunno Cingolani – quando sento dire che si debbano escludere il nuovo nucleare o altre forme di tecnologia». Aggiungendo poi: «Se è sicuro, è folle non considerarlo». Martedì, in un’intervista al Corriere della Sera , il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli (M5S), ha mostrato la spaccatura interna alla maggioranza. «Oggi tutti parlano di nucleare (di quarta generazione, ndr). Dobbiamo sempre ricordarci che parliamo di una tecnologia ancora non disponibile, di cui non si conoscono quantità e qualità delle scorie né il costo al kW».

In un Paese che ha abbandonato la strada delle centrali atomiche 34 anni fa (leggi qui l’approfondimento di Silvia Morosi su Pianeta 2030), polemiche sui costi nascosti del nucleare e sullo smaltimento delle scorie ancora inquinano il dibattito, ma appare ben difficile che l’opinione pubblica — seppure pressata dall’aumento dei prezzi dell’energia — possa arrivare ad accettare l’idea di reattori sicuri (seppure di quarta generazione) senza un approfondito dibattito che metta sul tavolo le evidenze scientifiche, i vantaggi e gli eventuali rischi.

Il nucleare che (ancora) non c’è

La “Gen. IV” dei reattori riassume, in realtà, sei famiglie di progetti per nuove tipologie di reattori nucleari a fissione che non saranno disponibili prima del 2040 – 2060. Progetti che poco possono fare per tamponare gli attuali rincari sulle bollette. Qual è dunque la lobby che in Europa sta facendo pressioni per il cambio della tassonomia energetica? E a che pro? «La Francia – spiegano Liz Alderman e Stanley Reed sul New York Times – ha stretto un patto inusuale coi paesi dell’Est (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Romania) per attrarre maggiori finanziamenti verso il nucleare». Formalmente, tale scelta aiuterebbe i Paesi più svantaggiati del Vecchio Continente a ridurre la loro dipendenza dal carbone. Ma il quotidiano statunitense è scettico. Il business dei “mini reattori” – ciascuno di essi può virtualmente dare corrente ad un milione di case – vede coinvolti tanti costruttori : NuScale (Stati Uniti); Rolls-Royce (Regno Unito); GE Hitachi (Stati Uniti); TerraPower (il cui presidente è Bill Gates); China’s National Nuclear Corporation (Cina); KEPCO (Corea del Sud). Curiosi di sapere la principale fabbrica europea attiva nel settore? Électricité de France (il cui azionista di maggioranza, all’84.4%, è lo Stato francese).

La posizione dei Verdi circa il nucleare e il gas

La Germania, che sta dismettendo i suoi reattori, non resta indifferente alle pressioni galliche. «Ritengo che sia assolutamente improprio includere l’energia nucleare nella tassonomia europea per la sostenibilità» , spiega la ministra tedesca per l’Ambiente Lemke sul sito di Politico.ue. L’accusa che il Bundestag rivolge a Parigi – l’asse tedesco è riuscito nel mentre a raggranellare il favore dell’Austria, della Danimarca, del Lussemburgo e della Spagna – è quella di condurre una campagna di dubbia liceità per favorire la proliferazione delle centrali in tutto il Continente e garantirsi l’accaparramento di finanziamenti pubblici di ricerca. «Le grandi compagnie inquinanti – è il caustico commento della direttrice europea di Greenpeace Magda Stoczkiewicz – saranno ben liete di avere l’approvazione dell’Ue per attrarre investimenti e continuare così ad ammorbare il Pianeta bruciando combustibili fossili e producendo scorie radioattive». E l’Italia per chi parteggia? Data la maggioranza composita, ancora non si sa. Intanto però la giovane Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde e parlamentare europea, sa in che direzione andare. Dopo aver lanciato una petizione per fermare la pubblicazione della bozza (hanno già aderito 100 mila cittadini , potete farlo anche voi cliccando qui), è pronta a giurare guerra al greenwashing made in Ue . «Noi Verdi daremo battaglia in Parlamento per opporci a questa follia, questa pericolosa operazione», tuona Evi. Il 2022 si preannuncia rovente.