Salvate il soldato Lazzari, liberatelo dalla prigione dei titolarissimi - ilNapolista

2022-05-27 19:18:15 By : Mr. Alvin Huang

Sarri gli preferisce Hysaj e Marusic. E lui, involontario protagonista di una celebre performance di Caressa, deve accontentarsi delle briciole in cui segna anche (come a Salerno)

Qualcuno pensava che almeno con i residui di una Salernitana falcidiata dal Covid potesse partire dal primo minuto. Quel qualcuno evidentemente non conosceva la legge dei titolarissimi. La novità è che qualche minuto, stavolta, l’ha avuto. E così Manuel Lazzari è entrato al sessantesimo al posto dell’umile Marusic. Qualche istante dopo s’è sovrapposto internamente a Felipe Anderson, servito da Immobile. Ha tagliato il campo e fatto a pezzetti la povera difesa della Salernitana. Gol. Dopo mesi di panchine, rabbie e malintesi. Lo sfogo è togliersi la maglia per liberare la frustrazione. Infastidendo, per altro, lo stesso allenatore che ha deciso di relegarlo a un ruolo marginale.

Lazzari è tutt’altro che un fenomeno. Va chiarito. Non c’entra niente con Joao Cancelo, tanto per citare uno scivolone memorabile di Fabio Caressa («Tiettelo Cancelo, io me pijo Lazzari!»). Però è un calciatore che ha fatto prima le fortune della Spal, club in cui ha militato dalla Lega Pro alla Serie A, e poi quelle di Simone Inzaghi che l’ha voluto fortemente alla Lazio e che l’ha esaltato schierandolo a tutta fascia, perno imprescindibile del suo calcio fatto di velocità e verticalità. Imbeccato dai filtranti di Milinkovic, complice di Immobile in allegre scorribande alle spalle delle difese avversarie.

L’Italia, alla fine, se n’è accorta. Che forse era proprio quel Simone Inzaghi a friggere il pesce con l’acqua. A mettere calciatori come Lazzari, ma anche come Luis Alberto, uno che voleva smettere di giocare a pallone, nella condizione di poter competere per i massimi risultati in Italia. Lui, sì, ha fatto un miracolo. Non chi allenava Koulibaly, Albiol, Jorginho, Hamsik, Higuain. Gente stimata da tutta Europa, che ha vinto prima e dopo il periodo sarrista del Napoli.

Ma è stato quel ch’è stato, inutile tornarci.

Resta incomprensibile a chi scrive la scelta di tenere Lazzari in panchina quando le alternative sono Hysaj e Marusic. Calciatori modesti. L’albanese, che abbiamo ben conosciuto a Napoli, è sempre stato un giocatore da compitino. Buono per un calcio associativo, fa il suo dovere soprattutto dal punto di vista difensivo. Degno di rispetto, per carità. Ma non si sposta da lì. La differenza con Di Lorenzo, per dire, è disarmante. Marusic non è niente di che. Non eccelle, come Lazzari, in accelerazioni, inserimento, strappi. Accelerazioni serie, eh. Divertenti, specie per chi s’è messo lì a capire chi fosse il più veloce tra lui e un fenomeno come Alphonso Davies.

Manuel Lazzari, ed è una bella storia, è uno che dalla Lega Pro è arrivato a mettere piede in Nazionale. Non è entrato nella lista degli Europei, eppure ci è andato vicino. Un idolo per i fantallenatori, che ha riempito per anni di assist e di sette in pagella. Ma soprattutto, è un calciatore in grado di variare sullo spartito. Di creare occasioni da gol, di colpire in contropiede. Ed ancora una volta è un calciatore sacrificato sull’altare dell’integralismo di chi non conosce alternative a un certo (ed unico) modo di fare la difesa a quattro. Che non ammette variabili, che non lascia spazio a creatività, che non prevede alternative. Un peccato, veramente un peccato.