Bimbo schiacciato dal cancello: chiesto il rinvio a giudizio per i due fabbri - Tribuna di Treviso

2022-10-07 22:18:49 By : Ms. Shirley Hu

Il pm accelera i tempi sulla tragedia di Caiser in cui morì il piccolo Tommaso Tiveron. Secondo la procura la causa fu un bullone dimenticato

DOSSON (TREVISO). Il pubblico ministero Davide Romanelli ha chiesto il rinvio a giudizio di Manuel e Bruno Marconato, rispettivamente di 38 e 75 anni, i due fabbri di Paese finiti sotto inchiesta per la morte di Tommaso Tiveron, il bimbo di 4 anni schiacciato l’estate scorsa da un’anta del cancello della sua abitazione a Dosson di Casier del peso di tre quintali e deceduto, due giorni dopo l’incidente, all’ospedale Ca’ Foncello, per “edema cerebrale e shock emorragico da trauma cranico e addominale”. Il sostituto procuratore Romanelli, dunque, sta accelerando i tempi per arrivare al processo, dopo aver chiuso le indagini, sul grave fatto di cronaca che, l’estate scorsa, ha sconvolto la Marca e ha individuato in due artigiani di Paese, legati da parentela, i responsabili dell’incidente che ha stroncato l’esistenza del bambino, figlio di Gianni Tiveron, noto a Dosson per la sua attività di parrucchiere. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, a causare l’incidente sarebbe stato il mancato inserimento di un bullone, nell’anta che poi ha schiacciato il piccolo.

L'addio a Tommaso: le immagini della toccante e partecipata cerimonia a Dosson La conclusione delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio dei fabbri è la conferma dei sospetti che, fin da subito, aveva avuto il padre del piccolo, Gianni Tiveron, che così aveva spiegato l’accaduto nell’immediatezza della tragedia: «Il cancello si chiudeva al centro, una delle due ante era più chiusa dell’altra. Non so come, è uscita dal paletto, ribaltandosi su di lui. Il cancello era ancora manuale, ma non aveva nessuno stop, nessun tipo di fermo che lo potesse bloccare a fine corsa».

Secondo quanto hanno poi ricostruito gli investigatori, il cancello era stato inizialmente installato ma, in un secondo momento, l’impresario aveva richiamato i fabbri perché c’era qualcosa che non andava per il verso giusto.

L'addio a Tommaso: le immagini della toccante e partecipata cerimonia a Dosson

A quel punto, gli artigiani erano tornati nella casa di via IV Novembre a Dosson, effettuando la riparazione richiesta. Ma al termine di quel secondo intervento non sarebbe stato inserito un bullone in una delle due ante del cancello, quella che poi, la sera del 29 luglio, ha schiacciato il bimbo di 4 anni. Una dimenticanza fatale.

Più precisamente, secondo l’accusa, al termine di un intervento di regolazione «dopo aver smontato l’anta destra per procedere allo spessoramento di una delle due ruote di scorrimento del cancello, in modo da ottenere un allineamento con l’altra anta, omettevano di reinstallare, nella fase del nuovo montaggio dell’anta, il bullone facente funzione di fine corsa, senza neppure procedere alla verifica dell’operatività in sicurezza del cancello, a fine lavoro, consegnando così un cancello privo di bullone di fine corsa».

Nel corso delle indagini erano stati sentiti i responsabili dell’impresa che avevano installato il cancello e i fabbri che lo avevano realizzato e predisposto per il montaggio. Il cancello, una volta terminato il montaggio e chiuso il cantiere, avrebbe dovuto essere dotato di fermi, perni e binari per i movimenti di apertura e chiusura delle ante. Agli atti d’indagine è stato inserito anche un video che ha ripreso la tragedia che costò la vita al piccolo. Le immagini sono state utilizzate nel corso di un esame tecnico disposto dalla procura per chiarire l’esatta dinamica dell’incidente che ha poi portato alla svolta nell’inchiesta. — © RIPRODUZIONE RISERVATA  

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